Daniele Maiorino, accusato dell’omicidio del cognato Alessio Cini, si dichiara innocente e nega l’intenzione di fuggire all’estero.
Durante l’interrogatorio per le indagini preliminari, il 58enne Daniele Maiorino – che l’8 gennaio ha ucciso e dato alle fiamme il cognato Alessio Cini – ha risposto alle prime domande del giudice. Sebbene prove schiaccianti incriminino la posizione dell’uomo, Maiorino si è dichiarato innocente per il delitto di Agliana (Pistoia).
Daniele Maiorino professa innocenza
Daniele Maiorino, 58enne di Prato, rispondendo alle domande del giudice per le indagini preliminari, ha affermato di essere innocente per l’omicidio del cognato Alessio Cini. La vittima è stata trovata morta dalla figlia, nel giardino della sua villetta.
Fuori dal Tribunale di Pistoia, il legale difensore Katia Dottore Giachino ha spiegato che durate l’incontro con il giudice, Maiorino ha sottolineato anche “circostanze che durante l’interrogatorio del 18 gennaio non siamo riusciti a precisare, in particolare la questione del passaporto perché il fermo è finalizzato ad impedire all’indagato di fuggire all’estero“.
Per questo motivo non sussiste il pericolo di fuga, sebbene in alcune intercettazioni ambientali fosse stata sentita la parola “passaporto”. L’avvocata ha evidenziato che i contatti con cittadini extracomunitari del suo assistito non erano finalizzati alla fuga dal territorio italiano, ma erano solo contatti di lavoro.
L’omicidio di Alessio Cini
L’omicidio risale alla mattina dell’8 gennaio, quando Daniele Maiorino avrebbe colpito il cognato con una spranga alla testa e al torace, per poi appiccare le fiamme al corpo. Alessio Cini è stato trovato dalla figlia 14enne, nelle prime ore della mattina, nel giardino della sua villetta di Agliana.
Le telecamere di sicurezza hanno registrato il killer mentre usciva per riempire una tanica di benzina prima di andare al lavoro, e poi tornava a casa poco prima dell’aggressione. Le autorità hanno arrestato Daniele Maiorino con l’accusa di omicidio volontario aggravato dal vincolo di parentela e dall’aver agito con sevizie e crudeltà.
L’accusa sostiene che, attraverso le intercettazioni ambientali nell’auto di Daniele Maiorino, il 58enne avrebbe confessato l’omicidio del cognato, descrivendo in un soliloquio “i momenti dell’aggressione alla vittima, le modalità della stessa, la causa mortale prodotta da tale aggressione, l’immagine del sangue, l’abbruciamento”.
“Non si capisce a che punto dell’intercettazione ammetta che queste responsabilità, in un soliloquio di frasi spezzettate e fuori contesto”, prosegue Giachino. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, alla base del terribile delitto ci sarebbe stato il movente economico. Maiorino, in difficoltà finanziarie, avrebbe mirato all’eredità di Cini, valutata intorno a un milione di euro.